16. ROBERTO PIUMINI (2001)
L'aria di Lorenzo
Nella terza C c'era un bambino con l'asma. Lorenzo
respirava a fatica. Spesso si sentiva, in classe, il
rumore del suo respiro, un grido leggero e lungo, che
si ripeteva lentamente, come un'onda dolorosa.
Lorenzo faceva le cure, ma l'asma continuava. Certi
giorni non veniva a scuola, perché quando si
respira male non si impara niente.
Un giorno di quelli, dopo mensa, i bambini della terza
C giocavano a palla nel cortile. Matteo tirò
a Manuela, ma la palla volò in alto, sopra il
cancello, e finì nel piazzale davanti all'ingresso,
fermandosi vicino a una panchina, dove era seduta una
vecchiet-ta.
Il cancello era chiuso, e i bambini gridarono:
"Signora, per favore, ci butta la palla?"
La vecchietta sorrise, si alzò, prese la palla
e si avvicinò all'inferriata, e guardò
fra i bambini, come cercando qualcuno.
"Ce la butta, signora?" gridò Francesca.
"Vorrei buttarla a Lorenzo," disse la vecchina.
"Lorenzo non c'è!" rispose Margherita.
"Davvero? E perché non c'è?"
"E' a casa perché ha l'asma!"
"Ci butta la palla, signora?"
"L'asma? Cos'è?" chiese la vecchina.
"Una malattia
" disse Marco.
"Gli manca l'aria!" disse Serena.
"E voi non gliene date un po' della vostra?"
chiese la vecchina.
I bambini rimasero muti. Poi Martina disse:
"Ma come facciamo, signora?"
"Se venite qui, ve lo spiego," disse la vecchina.
La terza C si radunò al cancello. Nessuno pensava
più alla palla.
La vecchina aprì lentamente la borsa, e prese
una manciata di palloncini vuoti, leggerissimi, di tutti
i colori.
"Ecco," disse. "Ora ne darò uno
a ciascuno di voi. Ma non lo riempite adesso. Dovete
aspettare domattina mattina, quando vi sveglierete,
e avrete la mente riposata. Allora prendete il palloncino,
chiudete gli occhi, e pensate alla cosa più bella
della vostra vita. A quello che vi piace, a quello a
cui volete bene. E mentre pensate, soffiate piano nel
palloncino, poi chiudetelo, però senza nodo,
ma con un elastico stretto stretto."
"E poi?"
"Poi portatelo a scuola: ma attenti a non bucarlo."
"E poi?"
"Poi aspettate che arrivi Lorenzo."
"E poi?"
La vecchina, a bassa voce, spiegò quello che
dovevano fare.
La mattina dopo tutti i bambini della terza arrivarono
a scuola con un palloncino. Erano diciannove, tutti
di un colore diverso.
"Perché porti a scuola un palloncino?"
avevano chiesto i genitori.
"E' un compito," avevano risposto i bambini.
"Perché avete i palloncini?" chiedevano
quelli delle altre classi.
"E' un gioco," rispondevano i bambini.
In classe, la maestra disse:
"Bambini, cosa succede?"
"Una sorpresa!" risposero.
Poi arrivò Lorenzo.
Entrò, e rimase sulla porta a bocca aperta. I
compagni erano seduti, tranquilli, e ciascuno aveva
fra le mani un palloncino gonfio.
Lorenzo fece un lento respiro, e disse:
"Cosa succede?" Guardò la maestra,
che alzò le spalle.
"Chiudi la porta, Lorenzo," disse Francesca
dal primo banco.
Lui chiuse la porta.
Allora, tutti insieme, i bambini tolsero gli elastici,
e i diciannove palloncini partirono in volo, però
non velocemente: volavano lentamente, lasciando uscire
l'aria, ma non trasparente, aveva un leggero colore.
L'aula si riempì di un ghirigoro colorato.
Poi accaddero due cose: i palloncini, vuoti, non caddero
per terra, ma sparirono. E l'aria colorata tornò
trasparente. Aveva una freschezza che i bambini non
avevano mai sentito. Tutti respirarono profondamente.
Anche Lorenzo.
Da quel giorno, Lorenzo non ebbe più l'asma,
e andò a giocare in cortile a palla, e correva
come gli altri. Dalla panchina del piazzale, là
fuori, una vecchina lo guardava e sorrideva: però
nessuno la vedeva, perché era invisibile. Solo
noi sappiamo che era là.
ROBERTO PIUMINI
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