7. TERESA BUONGIORNO (1998)
RESPIRA, GIANCARLO
Il papà di Giancarlo era nato in un posto di
mare e l'aria di città gli pareva sempre terribile.
Non faceva che magnificare al suo bambino i luoghi della
sua infanzia, e un giorno, alla fine, ce lo portò.
Sul molo c'erano i pescherecci che scaricavano le cassette
di triglie, merluzzetti, granchiolini stretti.
- Che puzza! - disse Giancarlo, che odiava il pesce
persino quand'era rosolato a dovere.
Il suo papà allora lo portò sulla scogliera.
Lo spettacolo era bellissimo: il mare verde e blu danzava
a perdita d'occhio, si sentiva dal basso lo sciacquio
delle onde. C'era un parapetto, per impedire ai turisti
di cadere di sotto, e lì padre e bambino si fermarono.
- Respira , Giancarlo ! - disse il papà, e per
dare il buon esempio, respirò lui a pieni polmoni.
- Questa sì che è aria buona, vedrai come
ti fa bene -.
Giancarlo provò a respirare allo stesso modo,
ma si fermò a metà. Non aveva immaginato
che il mare avesse quell'odorino
casareccio. Annusò
prudente. Era mai possibile che il mare profumasse proprio
come il gabinetto di casa, dopo una sosta con tanto
di giornalino ?
Si affacciò oltre il parapetto.
- Sei matto ?! E' pericoloso ! - gridò suo padre.
Giancarlo fece un risolino, con quella sua aria compassata
di bambino educato, e indicò con il dito, oltre
il parapetto.
C'erano tanti bisognini, tutti in fila. Ben nascosti
dalla vista dei turisti. E in un angolino c'era persino
un piccolissimo scugnizzo, con I calzoncini abbassati,
tutto rosso e concentrato, intento a fornire la sua
razione.
- Respira papà ! - disse Giancarlo.
Il babbo farfugliò che quelli erano profumi naturali,
che in città si respirava vele-no, e altre cose
del genere. Ma in cuor suo giurò: - La prossima
volta lo porto in montagna ! -
TERESA BUONGIORNO
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